Le Chiese periferiche

La Chiesetta di Prato CesarinoLa chiesetta di Prato Cesarino

La Chiesetta di Prato Cesarino (link) è dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Vi si celebra la messa festiva delle ore 9,30. La struttura è costituita da una navata principale (metri 15×6) e da una secondaria laterale rispetto al presbiterio (metri 9×6), con annessa una sala riunioni che funge anche da sacrestia. Per anni in questi locali si sono tenuti anche gli incontri di catechesi per i ragazzi del posto (ora la catechesi è centralizzata).

La sua costruzione si deve alla volontà dell’allora parroco don Angelo Ciarla di venire incontro alle famiglie di una vasta zona agricola dove vivevano decine e decine di famiglie impedite a frequentare la parrocchia dalle notevoli distanze (da 3 a 6 chilometri) e dalla mancanza di mezzi di trasporto.

«Io dovrò fare qualcosa per voi!», diceva don Angelo ai suoi parrocchiani di Prato Cesarino. Iniziò così una ricerca sulla scelta dell’ubicazione dell’edificio. Si propose allora la famiglia Pegorin che volle donare un fazzoletto di terra di circa 1000 mq a ridosso di un importante incrocio stradale. I fratelli Luigi, Giovanni e Cornelio furono orgogliosi di mettere a disposizione il terreno per realizzare l’opera. Così, nella primavera del 1954 iniziarono i lavori: La Chiesetta di Prato Cesarino_Internialla guida del cantiere si propose Aldo Calabresi, che gestiva la dispensa nei pressi. Con un minimo d’esperienza, decise di guidare una squadra di venti operai con la formula cantiere-scuola. Erano tutti giovani, pieni di energia e volontà, tanto che nell’arco di dieci mesi portarono a termine la costruzione. Per l’operato del Calabresi non era prevista remunerazione e l’attività di famiglia ne avrebbe sicuramente risentito in termini economici. Don Angelo, allora, fece in modo che una ragazza della frazione, Pia Pegorin, potesse aiutare a tempo pieno la signora Alda Cigolini nella gestione della dispensa, compensando così l’assenza del marito, impegnato nel cantiere. Appena i muri della chiesetta cominciarono a salire, alcune donne, desiderose di poter celebrare in questo nuovo luogo di culto, si organizzarono prontamente e, ogni domenica portavano dalle loro case un copriletto, da usare come drappo di fondo, candele, vasi e crocifisso, per adornare l’erigenda struttura. Poi venne l’inaugurazione, la prima messa celebrata da don Angelo Ciarla, con tanto entusiasmo, solennità e commozione per un’opera largamente meritata dalla popolazione di Prato Cesarino. Poi le prime statue donate da alcune famiglie del luogo: quella del Sacro Cuore di Gesù, di Santa Maria Goretti e di Sant’Antonio. La popolazione tutta invece si adoperò per far avere le statue di San Giuseppe e della Madonna.


La chiesetta della ChiesuolaLa chiesetta della Chiesuola

La Chiesetta della Chiesuola (link) è dedicata alla Madonna del Rosario. Vi si celebra la messa festiva delle ore 10,00. La struttura è simile a quella di Prato Cesarino (si tratta di due chiesette gemelle): una navata principale (metri 15×6) e una secondaria laterale rispetto al presbiterio (metri 9×6).

Anche questa chiesetta fu voluta nel 1954 dell’allora parroco don Angelo Ciarla per venire incontro alle famiglie di una vasta zona agricola posta all’estremo confine a su-est della parrocchia in località Chiesuola, già così denominata prima della bonifica per la presenza di un piccolo edificio sacro ubicato nella strada che da Passo Barabini (ora Borgo Piave) portava alla via Appia

La guida dei lavori, ma soprattutto degli operai, venne affidata ad una persona di spicco del posto, il signor Augusto Nogarotto, mentre veniva nominato ufficialmente capocantiere Angelo Sottile, già titolare dell’osteria e della balera della Chiesuola. Fu attivata la soluzione del cantiere-scuola che arruolò una ventina di giovani del posto, dai tredici anni in su. Per loro fu un’esperienza formativa unica. La direzione tecnica era affidata al geometra Silvio Meneghel, mentre il capo mastro, anzi forse l’unico mastro, era Bruno Scuoch, muratore professionista. I lavori procedettero per circa un anno: ogni giorno si lavorava dalle 8 alle 14, si mangiava un boccone e nell’immediato pomeriggio era prevista la lezione di teoria del geometra Meneghel, il quale cercava di impartire le rudimentali nozioni sui materiali, la tecnica e la tecnologia applicate al settore delle costruzioni edili. La paga giornaliera per questi giovani lavoratori-studenti, era di 350 lire corrispondenti ad attuali 20 euro circa. Per sostenere le spese della costruzione, fu indetta una raccolta di fondi casa per casa e soprattutto la questua del grano nel periodo forte della mietitura. I lavori procedevano in tranquillità e sicuramente i più anziani ricorderanno i viaggi che Augusto Nogarotto, instancabilmente, effettuava con la sua cavalla Stella (così chiamata perché recava sulla parte superiore del muso una diversa colorazione del pelo) a forma di stella. La chiesetta della Chiesuola in costruzioneEssa trainava un carretto, sul quale veniva caricata la pozzolana estratta dalle generose grotte di Borgo Podgora, per opera dell’infaticabile Gino Piva, o i grossi pezzi di tufo, che per essere posati in opera necessitavano d’essere squadrati a mano con l’ausilio di appositi attrezzi. Le colonne del porticato anteriore, di tufo a faccia-vista, furono lavorate dal giovane Giseldo Piva, affiancato dal collaboratore Leonello Piva. Non mancarono i fatti curiosi accaduti: ad esempio la caduta, che sembrava rovinosa, del capomastro Bruno Scuoch mentre era intento ad edificare il campanile, fortunatamente senza gravi conseguenze. Mario e Gino Salvador, attivi allievi della scuola cantiere, ricordano con emozione la fatica e la dedizione provate nel portare avanti quell’opera. Da segnalare anche il contributo lavorativo di molti contadini del luogo che offrivano qualche giornata del proprio tempo per partecipare all’impresa. Dopo un anno di lavoro, terminata la costruzione, si celebrarono finalmente con soddisfazione le funzioni religiose ed il primo matrimonio celebrato nella nuova ed accogliente chiesetta fu quello di Maria Nogarotto e Anastasio Porcelli.