Storia

La storia della nostra Comunità cristiana può essere suddivisa nelle seguenti fasi:

  1. Agli albori. Dal 1927 al dicembre 1933
    La parrocchia S. Maria Assunta in Cielo in Cisterna (Don Giuliano Dettori Altea)
  2. Tanti Borghi una parrocchia. Dal 1933 al 1° gennaio 1937
    La parrocchia di S. Marco in Littoria (don Carlo Torello)
  3. Il Borgo diventa parrocchia. Dal 1937 al 1941
    La parrocchia S. Maria Assunta in Cielo in Borgo Podgora (don Carlo Manconi e don Armando Alessandrini)
  4. La guerra. Dall’ottobre 1941 al 1945
    Il primo parroco residenziale: don Orlando Biral
  5. La ricostruzione. Dal 1945 al 1966
    Don Leonardo Sgherza e don Angelo Ciarla
  6. Le grandi trasformazioni. dal 1966 al 1996
    La parrocchia cambia nome: S. Maria di Sessano (don Giuseppe Caselli)
  7. Nel terzo millennio. dal 1996 ad oggi
    Don Giovanni Lerose, don Enrico Scaccia e don Lorenzo Di Livio

 


1. Agli albori. Dal 1927 al dicembre 1933

La parrocchia S. Maria Assunta in Cielo in Cisterna (Don Giuliano Dettori Altea)

La "Chiesetta" di Sessano

La storia della nostra comunità ha inizio il 27 marzo 1927, data di firma del progetto del Villaggio operaio da costruirsi da parte del Consorzio di Bonifica di Piscinara in località Sessano (ora Borgo Podgora) come primo avamposto della bonifica delle paludi Pontine.
Realizzato nei due anni successivi, il Villaggio venne inaugurato il 12 maggio 1929. Nel Villaggio di Sessano era stata costruita una piccola chiesetta in pietra, dedicata alla Mater Dei (Maria Madre di Dio) (link a chiesetta): resterà la chiesa del Borgo fino al 1960 (?) circa, quando venne costruita la chiesa nuova.

 

La chiesa di Cisterna una volta

In questa prima fase (che arriva fino al 1933, anno di costituzione della parrocchia di S. Marco a Littoria) Sessano appartiene al Comune di Cisterna e alla parrocchia S. Maria Assunta in Cielo di Cisterna. Non si hanno molte notizie su questo periodo, anche perché i vari registri parrocchiali (e con essi la memoria storica) andarono perduti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Alla data del 27 marzo 1927 era parroco don Alarico Ciotti, il quale probabilmente non ebbe tempo di esercitare il suo ministero nel nuovo Villaggio appena progettato; infatti il 31 luglio 1928 gli subentrò don Giuliano Dettori Altea che fu nostro parroco per quasi cinque anni. La situazione era però in continuo divenire: a 16 chilometri da Cisterna c’era il progetto di costruire una nuova città (Littoria) e altre borgate erano previste un po’ dappertutto!

Don Giuliano Dettori Altea

Nell’autunno del 1932 cominciarono ad arrivare le prime famiglie coloniche: centinaia di famiglie provenienti in gran parte da Veneto ed abituate ad avere uno stretto rapporto con il parroco e la parrocchia.

I nuovi arrivi si ripeterono ogni anno in autunno e fino ai primi mesi del 1935, aumentando a dismisura gli abitanti residenziali. Il 18 dicembre 1932 viene costituito il nuovo Comune di Littoria, con la grande chiesa di S. Marco; ma tutto il territorio della nuova città, compresi i vari Villaggi operai, continuava a ricadere nella Parrocchia di Cisterna! La diocesi di appartenenza era quella di Velletri. Nel marzo del 1933 il Villaggio Sessano diventava Borgo Podgora.

 

 2. Tanti Borghi una parrocchia. Dal 1933 al 1° gennaio 1937

 La parrocchia di S. Marco in Littoria (don Carlo Torello)

Chiesa di S. Marco a Littoria

Ben presto si pose con urgenza il problema di garantire l’assistenza religiosa ad una popolazione sempre crescente e tradizionalmente molto religiosa. Fu così che il 23 novembre 1933 fu firmata la bolla di costituzione della nuova parrocchia di Littoria che fu intitolata a S. Marco in onore delle popolazioni venete e affidata alla Congregazione dei Salesiani; una superficie di 27.655 ettari e circa 19.000 abitanti di cui 16.000 nei poderi sparsi venivano curati da quattro religiosi stabili coadiuvati da altri tre nei giorni festivi.

Don Carlo Torello

Parroco di S. Marco era don Carlo Torello. Degno continuatore dei metodi educativi di don Bosco, istituì un attivo oratorio a Littoria attirando su di sé la benevolenza di tutta la popolazione. Egli sentiva fra i suoi primi doveri quello di assistere la popolazione della campagna; sulle strade polverose dell’Agro, don Torello era sempre pronto ad arrivare dovunque fosse chiamato (era scherzosamente chiamato il prete in bicicletta) giungendo molte volte prima del dottore o dell’ambulanza. L’assistenza religiosa per i 1500 coloni di Borgo Podgora era per forza limitata: una messa domenicale alle 9,30, una messa feriale durante la settimana, l’istruzione agli adulti e il catechismo ai ragazzi, soprattutto in preparazione alla prima Comunione.
Era lo stesso don Carlo a riconoscere i limiti della sua azione pastorale e a paventare una graduale perdita delle fede da parte delle famiglie a causa della mancanza di un sacerdote residente nel Borgo. Era necessario istituire una parrocchia in ogni Borgo!

3. Il Borgo diventa parrocchia. Dal 1937 al 1941

 La parrocchia S. Maria Assunta in Cielo in Borgo Podgora (don Carlo Manconi e don Armando Alessandrini)

Don Carlo Manconi

Fu così che il 1° gennaio 1937 furono erette le prime parrocchie in cinque Borghi di Littoria, fra cui Borgo Podgora. La nuova parrocchia fu intitolata a S. Maria Assunta in Cielo. Primo parroco fu il salesiano don Carlo Manconi. Bisogna però dire che la cura delle nuove parrocchie da parte dei salesiani di Littoria fu ancora ‘collegiale’. Infatti il nuovo parroco non risiedeva nel Borgo. Da una parte c’era il problema dell’alloggio: la casa canonica, infatti, pur essendo stata costruita per il servizio religioso, era occupata dal Fascio (il partito fascista). Inoltre era la stessa congregazione salesiana che non permetteva ai suo sacerdoti di vivere da soli in una parrocchia di campagna. In questi anni pertanto (dal 1937 al 1941) la situazione religiosa del Borgo non cambiò di molto rispetto a prima. Non è un caso che del primo parroco non si abbia memoria storica.Don Armando Alessandrini
Comunque sia, dopo circa tre anni don Carlo Manconi diede le dimissioni per motivi di salute; al suo posto, il primo ottobre 1939, veniva nominato don Armando Alessandrini. Questi era un sacerdote molto attivo, specialmente nell’animazione del mondo giovanile, essendo direttore della casa salesiana di Littoria e insegnante di religione.

Nonostante, quindi, l’istituzione della parrocchia, i parroci non risiedevano nel Borgo. Tale situazione non era più sopportabile dalla popolazione.

4. La guerra. Dall’ottobre 1941 al 1945

Il primo parroco residenziale: don Orlando Biral

Don Orlando Biral

Nel 1940 i salesiani palesavano il desiderio di lasciare la cura dei borghi. Il Vescovo allora fu costretto a cercare sacerdoti anche presso il vescovo di Treviso ed ottenne buoni risultati. Il 1° ottobre 1941 fu nominato parroco a Borgo Podgora don Orlando Biral. Nato nel 1904 in Brasile da una famiglia veneta lì emigrata, ritornò in Italia quand’era ancora ragazzo per la morte del padre. Fu ordinato sacerdote a Treviso nel 1931 e svolse parte del suo ministero a Roma presso l’Opera nazionale per l’assistenza religiosa e morale degli operai. Dunque don Orlando fu il primo parroco residenziale e per di più della stessa estrazione etnica della popolazione. La sua duplice esperienza di emigrante caratterizzò il suo ministero nel senso di una costruzione di una rete di contatti umani e sociali fra la gente; si trattava di creare lo spirito comunitario. Con le famiglie si instaurò quel tipico rapporto che si era creato nelle campagne venete. Fu pienamente partecipe delle miserevoli condizioni del suo popolo, soprattutto nel periodo bellico, quando, dopo lo sbarco alleato ad Anzio del gennaio 1944, tutte le famiglie del Borgo furono costrette a sfollare, molte nel Sud Italia e tutte le altre, parroco compreso, verso i paesi di Sezze e Pontinia. Ma il suo ministero si fermò improvvisamente alla fine del 1944, alcuni mesi dopo il rientro nel Borgo semidistrutto: il 31 dicembre la sua vita fu stroncata da una polmonite presa dopo aver attraversato nell’acqua il Canale Mussolini per portare il viatico ad un moribondo. Nella memoria storica della popolazione don Orlando Biral è considerato il primo parroco di Sessano-Borgo Podgora.

5. La ricostruzione. Dal 1945 al 1966

Don Leonardo Sgherza e don Angelo Ciarla

Don Leonardo Sgherza
Dopo la morte di don Orlando Biral, la parrocchia fu affidata provvisoriamente al salesiano di Littoria don Leonardo Sgherza (1°gennaio 1945) che la resse per cinque mesi. Di don Leonardo non si sa molto, solo che nacque nel 1911 a Molfetta dove morì nel 1987. Di questo periodo abbiamo però un rendiconto del lavoro svolto dal quale traspare l’immagine di una parrocchia già riattivata e impegnata su vari fronti allo scopo di rimarginare le ferite della guerra e di ricostruire il tessuto sociale e religioso della collettività. L’8 maggio i ragazzi compiono la supplica alla Madonna di Pompei, pregando per i 120 prigionieri; la catechesi per i 200 ragazzi si svolge nella chiesetta ma anche in cinque zone periferiche. Ma è soprattutto dal punto vista assistenziale che la parrocchia si distingue; interpella vari enti ad occuparsi del Borgo; viene così organizzata l’assistenza dell’Unrra, la distribuzione giornaliera delle ‘cento minestre del papa’ a ben 400 ragazzi; si ottiene lo sminamento di alcune zone, l’apertura di un centro antimalarico, l’assistenza medica settimanale.

Don Angelo CiarlaIl 17 giugno del 1945 fu definitivamente chiamato a governare la parrocchia don Angelo Ciarla, nato a Velletri nel 1914, il quale lasciò un indelebile segno sulla storia del Borgo. Per questo è necessario inquadrare la sua vicenda nel più ampio contesto della storia della Chiesa italiana; egli infatti attuò in pieno nel suo magistero quei modelli ecclesiologici per cui il parroco doveva essere il rappresentante fedele del vescovo, combattere i nemici della Chiesa, orientare, dirigere, controllare la vita dei singoli fedeli e della comunità in maniera. In questo scenario si mosse don Angelo Ciarla. Le necessità del Borgo erano molteplici, occorreva risollevare il morale delle famiglie e ricostruire le case; ed egli si impegnò per risolvere i problemi di chiunque; la sua Ciarla davanti la Chiesettaorigine veliterna gli faceva conoscere bene gli ambienti curiali e politici; amici e parenti in vari ministeri aprirono la strada alle varie pratiche burocratiche. Quello che non otteneva direttamente lo ispirava ai suoi parrocchiani; tale fu il caso delle 70 famiglie coinvolte nella formazione di una cooperativa per la costruzione di un impianto di elettrificazione. La sua opera più importante fu senza dubbio la costruzione della grande nuova chiesa, iniziata nel 1952 e terminata nel 1962. (link) Quest’opera fu sicuramente un momento forte di aggregazione per la popolazione; infatti fino al 1958 quando arrivò un consistente contributo pubblico, il notevole onere finanziario dell’impresa fu sopportato esclusivamente dalle famiglie coloniche, invitate a contribuire annualmente in natura (grano) o in danaro. Si trattò quasi di un’epopea; era infatti, la prima impresa collettiva di una popolazione libera, il primo passo per diventare popolo e comunità, la realizzazione di un’opera simbolica. Don Angelo fece costruire anche le chiesette di Prato Cesarino e della Chiesuola. (link)
Ciarla con i ragazziNotevole fu l’impulso dato da don Angelo all’animazione religiosa e culturale; l’Azione Cattolica si classificava ai primi posti nelle gare di cultura religiosa nell’ambito diocesano e in quello regionale; durante la metà degli anni Sessanta Borgo Podgora deteneva il primato per numero di seminaristi a livello diocesano; 24 erano i giovani impegnati negli studi a Velletri. Esigentissimo nella catechesi e nella liturgia, estendeva la sua attività nel settore culturale e sociale; installò una sala cinematografica, organizzò il ballo domenicale, la filodrammatica, la squadra di calcio e frequenti gite. Ciarla in motociclettaNon meno intenso fu il suo impegno politico, lavorando con solerzia al reclutamento della classe politica democristiana, in modo particolare attraverso l’Azione Cattolica; tutto ciò ha dato origine a diversi contrasti con che militava in partiti reputati areligiosi o verso coloro che promuovevano strutture organizzative laiche e alternative (il gestore del dopolavoro, la società sportiva, il gestore del cinema…). Un’idea originale di don Angelo fu la costituzione nel 1950, della Confraternita ella Buona Morte (link). Don Angelo è stato parroco fino all’ottobre 1966.

6. Le grandi trasformazioni. dal 1966 al 1996

 Don Giuseppe Caselli

Don Giuseppe CaselliA don Angelo subentra don Giuseppe Caselli. Questi è da considerarsi il primo parroco diocesano dell’Agro Pontino, essendo nato da coloni emiliani di Borgo Podgora; una condizione, questa, che fu determinante nell’indirizzare la sua pastorale. Fu ordinato sacerdote il 17 luglio del 1960, proprio quando cioè muoveva i primi passi la fase preparatoria del Concilio Ecumenico vaticano II; ed è proprio all’attuazione dei grandi principi conciliari che don Giuseppe volle consacrare il suo ministero.
Promozione umana, storia e comunità: sono queste le parole-chiave per interpretare l’enorme mole di attività che la parrocchia di don Giuseppe anni ha realizzato o ispirato per dare risposta ai nuovi problemi che le repentine e recenti trasformazioni socioeconomiche stavano ponendo (per esempio la repentina industrializzazione).
Don Giuseppe Caselli in gita con i ragazzi 1970È difficile rendere conto delle innumerevoli iniziative sul piano ecclesiale e su quello civile, di tipo educativo (attività ricreative, campeggi, gite, colonie…), assistenziale per anziani e bisognosi (nel 1971 fu istituita la ‘Giornata dell’anziano’) e di tipo culturale (feste popolari, conferenze, dibattiti, censimenti…). Sono questi fatti che maggiormente hanno inciso a livello popolare sulla creazione di uno spirito comunitario; essi costituiscono ancor oggi delle vere e proprie consuetudini nel panorama socioculturale del Borgo. La parrocchia è stata inoltre per lungo tempo l’unica struttura ad avere a disposizione spazi e strumenti di pubblica utilità: numerosi locali, che per anni hanno ospitato anche la scuola media, piazzali, giardini e campetto oratoriale costituiscono senz’altro lo spazio pubblico attrezzato più ampio; ciclostile e incisore sono stati gli unici strumenti di stampa presenti nel Borgo per diversi anni.
MonumentoUna delle iniziative culturali di maggior spessore è stato certamente la rivisitazione storica delle vicende della comunità locale; a partire dal 1977 (Cinquantenario della nascita di Sessano) è iniziata una serie di celebrazioni, ricerche e riflessioni culminate nella creazione di un piccolo museo della storia locale e la costituzione dell’Associazione culturale ‘Sessano 50’. In questo conteso si colloca anche la nuova intitolazione della parrocchia che è divenuta ‘Madonna di Sessano’ (1986).
Incisiva l’azione della parrocchia a livello politico. Testimonianza e strumento allo stesso tempo di questa animazione è stato il giornalino periodico ‘Vita di Casa Nostra’, nato nel 1971 come bollettino parrocchiale ma con ampi spazi dedicati al territorio, assumeva ben presto lo scopo di “informare e proporre motivi di riflessione su fatti, problemi e prospettive che riguardano la vita del nostro Borgo, per animare e invitare alla partecipazione”. Un altro strumento importantissimo di sensibilizzazione è stata la lettera settimanale ‘Camminiamo Insieme’, un insieme di notizie e di riflessioni con profondi risvolti sociali, lette la domenica al termine di ogni messa.
Don Giuseppe fu inoltre artefice di altre realizzazioni: Casa Nostra e Casa Betlemme (strutture perle attività pastorali), la ristrutturazione completa della chiesa (1994), monumento alle famiglie con relativo piazzale. Determinante fu la sua azione per l’istituzione della locale scuola media (1974). A livello religioso-pastorale don Giuseppe si è speso per creare ‘la Comunità’, favorendo la partecipazione, il coinvolgimento, la formazione e tentando di superare un certo devozionismo di tradizione: in tal senso volle dare un forte impulso ai Centri di Ascolto della Parola di Dio diffusi in tutta parrocchia e ospitati dalle famiglie. (link a intervista)
Il 26 giugno 1996, di ritorno da una visita ad un camposcuola parrocchiale, don Giuseppe rimane perde la vita a causa di un tragico incidente stradale in cui perdono la vita anche i collaboratori Alfredo Segala ed Ettore Funari.

Per conoscere meglio la figura e l’opera di don Giuseppe Caselli:
Don Giuseppe Caselli_intervista Domusculta settembre 1986
Caselli don Giuseppe Opuscolo decennale morte

 7. Nel terzo millennio. dal 1996 ad oggi

 Don Giovanni Lerose, don Enrico Scaccia e don Livio Di Lorenzo

don Giovanni LeroseA don Giuseppe succede don Giovanni Lerose, proveniente dalla parrocchia di Doganella. Nei tredici anni (26 ottobre 1996 – 2 novembre 2009) in cui don Giovanni è stato parroco, tutti – dai ragazzi ai giovani, agli adulti, agli anziani e ai malati – hanno potuto sperimentare il suo spirito gioviale, quasi giovanile, il suo sorriso che rivelava apertura dell’anima, il suo saluto sempre pronto ed affabile, la sua disponibilità all’ascolto, il suo ottimismo, la sua positività nell’affrontare tutti i problemi, la sua forza di volontà e la sua capacità relazionale, che rendeva semplice anche la collaborazione pastorale.
A livello pastorale don Giovanni continua l’impostazione di don Giuseppe e vengono portati a compimento alcuni progetti: viene costituito il Consiglio pastorale parrocchiale, realizzata la grande statua lignea di Cristo redentore per l’abside della chiesa (2000), viene ristrutturata e riaperta al culto la prima storica chiesetta (2002); viene acquistato il nuovo organo; viene aperto l’Oratorio giovanile ‘P. Michele Dal Din’ (2005), viene rivolta una particolare cura pastorale alla zona di Sant’Ilario dove le famiglie hanno realizzato una cappella, viene dato un forte impulso all’associazionismo con l’introduzione dell’Agesci e dell’Acr, è istituito uno sportello Caritas. Più che dalle realizzazioni la sua figura si contraddistingue per uno stile di azione e di presenza fatta di dedizione assoluta nel servizio sacerdotale, una carica ed uno slancio incredibili nonostante l’età, uno sguardo ed un giudizio attento e puntuale sugli eventi del territorio (don Giovanni è anche giornalista e responsabile della pagina diocesana di Avvenire), una cura continua nel seguire le vicende ecclesiali della Chiesa locale e di quella universale, lo spazio dedicato alla preghiera e alla riflessione personale, l’intensità e la partecipazione nell’esercizio dell’atto sacerdotale per eccellenza, la S. Messa, l’ansia evangelizzatrice e missionaria che si realizza nello sfruttare tutte le occasioni pastorali per predicare il vangelo di Cristo e richiamare tutti agli eterni valori umani e cristiani; la profonda venerazione per la madre Celeste.

Il 2 novembre 2009, all’età di 80 anni, don Giovanni Lerose lascia la vita terrena. Il Vescovo chiama a succedergli come parroco Don Enrico Scacciadon Enrico Scaccia, proveniente dalla parrocchia di Borgo Faiti (22 novembre). Don Enrico è originario di Terracina (Lt), dove è nato nel 1971, ed è attualmente direttore dell’Ufficio liturgico diocesano e cerimoniere vescovile, dopo essere stato direttore dell’Ufficio catechistico diocesano e assistente unitario dell’Azione cattolica. Ha conseguito il dottorato in Sacra Scrittura.

Notevole è stato l’impegno di don Enrico nello stimolare la parrocchia a vivere pienamente la dimensione comunitaria. Particolare cura ha dedicato ai bambini e ai giovani, avvalendosi anche dell’aiuto di un seminarista e di un giovane presbitero del collegio Lombardo. Fra le opere finora realizzate ricordiamo la ristrutturazione del campanile e la risistemazione dell’area del monumento adiacente alla chiesa di santa Maria di Sessano. Negli ultimi mesi del suo servizio ministeriale viene a completarsi l’iter di approvazione e di finanziamento da parte della Conferenza episcopale italiana del nuovo Centro pastorale parrocchiale.

Il 17 settembre 2017, a don Enrico Scaccia succede don Livio Di Lorenzo, 56 anni, proveniente dalla parrocchia S. Domenico Savio di Terracina e in precedenza parroco per diversi anni nei vicini Borghi: Piave, S. Maria e Bainsizza.

Subito don Livio si attiva su alcune direttive:

– Presenza capillare sul territorio:

  • ogni lunedì mattina visita agli ammalati e il martedì e il giovedì pomeriggio visita alle famiglie
  • recita del Rosario nel mese mariano presso le varie zone del borgo.
  • Via Crucis: per il prossimo anno (2019) si terranno Vie Crucis nelle varie zone del Borgo (il venerdì in chiesa).

– Potenziamento dei mezzi di comunicazione. Oltre a “Camminiamo insieme”, edito dal 1970, si è aperta una pagina Facebook Don Livio(settembre 2017), si è ripresa la stampa di “Vita di casa nostra” (dicembre 2017; diffuso casa per casa) e si è attuato il presente progetto della pagina WEB (iniziato a gennaio del 2017).

– Coinvolgimento più diretto e partecipato degli operatori pastorali (con la creazione di diverse Commissioni di lavoro) e stampa del primo numero dell’”Annuario parrocchiale”, utile strumento dato ai collaboratori per avere una idea chiara di come è articolata la comunità cristiana, nei suoi ministeri e carismi.

– Previsione e progettazione di un piano di lavori per la manutenzione delle opere parrocchiali ed una possibile corretta gestione delle stesse.

Profilo biografico di don Livio Di Lorenzo

Discorso di insediamento in parrocchia di don Livio Di Lorenzo (17 settembre 2017)

Discorso del 25° di ordinazione sacerdotale